Una tassa sull’uso della parola “urgente”!

Sto seriamente pensando di applicare una specie di tassa ai miei clienti sull’uso della parola “urgente”.

Su 10 email che ricevo, già filtrate dal motore antispam, almeno 2 (ma con punte anche di 5/6) hanno nell’oggetto la parola urgente.

Su 10 telefonate che ricevo, almeno 4 vedranno usata la parola urgente almeno una volta.

Peccato che l’urgenza quasi mai sia reale. Non a caso, nei miei contratti esiste questa clausola:

Il Fornitore garantisce, tranne che per cause di forza maggiore, l’intervento per assistenza tecnica entro le 8 ore lavorative (16 ore lavorative allorché l’intervento debba essere eseguito al di fuori della città di Milano) solo se la causa di esso verrà giudicata “urgente”. Per urgente si intende l’inconveniente tale da pregiudicare l’uso delle attrezzature in modo da impedire il proseguimento dell’attività da parte del Cliente, il quale si trovi nella situazione di non poter ovviare all’inconveniente, sia pure in via temporanea, se non tramite l’intervento del Fornitore. Il Cliente si impegna a prestare la sua collaborazione, mettendo a disposizione le sue risorse, onde facilitare l’attività del Fornitore, consentendogli e favorendo l’intervento remoto e/o telefonico, restando in ogni caso libero il Fornitore di stabilire l’intervento che ritiene più opportuno.

In altre parole, l’urgenza la decido io, in maniera insindacabile. Sono disposto a lavorare di notte (quante volte l’ho fatto), a fare orari assurdi, ad intervenire in tempo reale, a percorrere centinaia di km senza alcun preavviso. Ma solo se è urgente.

Qualche esempio di urgenza?

Urgente è intervenire alle 18:00 e stare tutta la notte davanti al RIP delle pellicole di una fotolito che ha deciso dopo 12 anni di onorato servizio di rompersi, non curante del fatto che senza di lui l’azienda rischia di pagare il fermo macchina.

NON urgente è recuperare la collezione di MP3 del tuo iPod!

Urgente è intervenire per aiutare una cliente (ok, ok, moglie) la cui stampante ha deciso di fermarsi proprio tre ore prima l’arrivo del cliente che si aspetta di ricevere un plico di stampe della prossima collezione Autunno Inverno ’12-’13, facendosi carico di prendere un CD con i file da stampare, correre da un altro cliente con una Canon IP6000, stamparli e tornare dalla cliente (si, va bene, moglie!) 10 minuti prima della riunione con una risma di carta fumante fresca di stampa.

NON è urgente vendere su eBay un pallet di fuffa informatica che mi hai dato per cercare di recuperare qualcosa.

Urgente è farti ripartire la mail.

NON è urgente ricevere la mail sull’iPhone se se tanto poi non la leggi.

Ecco, la mia proposta è di applicare una tassa sull’uso della parola urgente: 1 euro se viene scritta in una mail, che diventano 2 euro se viene usata nell’oggetto, 5 euro se viene usata in una telefonata.

Solo questa settimana avrei incassato più di 100 euro…

Allo studio anche una tassa sulla locuzione “quanto manca?”