Consulente informatico o “quello dei computer”?

La categoria dei consulenti informatici in Italia è oggi decisamente malconcia. Troppo spesso si presentano come tali ragazzini senza alcuna esperienza né tantomeno umiltà, maestri nell’arte del “format c:” che considerano la panacea di ogni male e che credono sia sufficiente fare un preventivo con l’ultimo modello di hardware (e, peggio ancora, di sistema operativo) per soddisfare qualsiasi richiesta del cliente. Se un simile atteggiamento può farla franca con una clientela privata o comunque non fare troppi danni con quella clientela professionale dalle esigenze limitate ad office e poco altro, di sicuro è deleteria con realtà ben più impegnative, quali le Arti Grafiche, l’Audio o il Video Editing, gli Studi Legali, semplici esempi dove è necessaria una specializzazione o almeno una discreta esperienza acquisita sul campo.

Questo concetto dovrebbe essere chiaro anche al cliente, il quale purtroppo quasi sempre se ne convince solo in seguito ad un danno ormai subito. L’ultimo esempio capitato al sottoscritto in ordine di tempo riguarda un’agenzia pubblicitaria con 8 client nuovi di zecca tutti collegati in WiFi tramite un NAS che fungeva da server e firewall: lamentava continui blocchi e rallentamenti. Messo di fronte al fatto che il wireless è tanto bello e comodo quanto poco funzionale, che il NAS in azienda a malapena va bene per gestire un backup, che con l’ultimo sistema operativo non gira più Freehand (ma c’erano ancora centinaia di file da convertire), ecco il titolare accasciarsi sulla sua sedia, in preda ad un drastico calo di pressione.

Il miglior consulente informatico è colui che non ha alcun logo (oltre al suo) sul proprio biglietto da visita e che grazie a questa sua peculiarità ha come unico obiettivo gli interessi del Cliente. Deve seguire alcuni aspetti che l'”uomo dei computer” trascura per definizione: dalla politica di backup (con verifica periodica del suo funzionamento) all’analisi dei costi attuali (che spesso riserva spiacevoli sorprese), dalla gestione del parco macchine e relativi software alla stesura di uno standard di salvataggio dei dati sul file server, dalla pianificazione degli acquisti a lungo termine sino alla formazione. L’aspetto puramente assistenziale passa in secondo piano, anche perché è nell’interesse di entrambi, cliente e consulente, che tutto funzioni al meglio. Altro elemento che contraddistingue un consulente informatico da un semplice tecnico è la lunga fase di test che precede un qualsiasi rinnovo o investimento: ecco che per una nuova postazione spesso la proposta migliore arriva dal mercato dell’usato, così come l’installazione dell’ultima versione di un software è una prassi bandita.

In un momento di grande difficoltà economica come quello attuale, tutti questi punti potrebbero venir erroneamente giudicati di secondaria importanza, ma è proprio il contrario! Mai come adesso è importante investire oculatamente e prepararsi al meglio ad un sicuramente florido futuro, trasformando questo periodo di “tranquillità” come un’opportunità per riorganizzarsi sin dalla base. Peccato che in informatica il detto “chi fa da sé fa per tre” non sia applicabile…

In Italia non è facile far capire questo al cliente medio, il quale crede che, in un’ottica di riduzione delle spese, le voci da tagliare siano tutte quelle che iniziano con la parola “consulenza…”.

P.S.: per la cronaca, nella foto ci siamo io e mio figlio a 3 mesi, quando già ne sapeva più di me sull’iPhone…